Il disegno realizzato da Antonio Pascali per le Sorelle Fontana, una delle più celebri sartorie romane di Alta Moda degli anni cinquanta, proviene dal fondo omonimo, oltre 6500 opere, tra figurini, schizzi e disegni che coprono un ampio arco cronologico compreso tra la metà degli anni quaranta e gli inizi degli anni ottanta. Presso il loro atelier, parimenti alle altre grandi case di moda attive negli anni cinquanta, operano i più noti disegnatori dell’epoca tra cui Lino Pelizzoni, Renato Balestra e Antonio Pascali che presta la propria consulenza all’interno della sartoria romana per un lungo periodo di tempo. I figurini di moda creati in questi anni sono funzionali a più esigenze tra cui: fungere da idea per la realizzazione dell’abito, da immagine da mostrare alle clienti per la scelta del modello e rispondere a precisi canoni estetici per la loro pubblicazione sulle riviste di settore. La trascrizione dei modelli, pur essendo molto accurata e puntuale nel disegno del modello, dei tessuti e dei colori, non è però strettamente vincolata alla progettazione dell’abito che viene, in massima parte, confezionato nella fase di prova sulla cliente, in sartoria. Le tecniche esecutive utilizzate da Pascali sono quelle tradizionali: matita, china, acquarello e tempera su supporto di carta o cartoncino di formato piccolo: cm. 18×22 o 18×24. L’abito occupa il centro del foglio e la figura della modella è posta di profilo, ripresa dettata dall’esigenza di evidenziare al meglio le peculiarità del modello presentato, prassi quest’ultima, molto diffusa tra i disegnatori dell’epoca. Si palesano così le ricche decorazioni dell’abito da gran sera: preziosi ricami di perle e strass, resi con l’applicazione di brillantini sul supporto in cartoncino. La tempera opaca restituisce l’uso di una stoffa dalla trama più pesante, mentre l’impiego dell’acquarello ne indicano la leggerezza e la vaporosità. La descrizione dell’abito è molto minuziosa ed anche la figura femminile è presentata accuratamente, nel contesto di un racconto grafico di stampo accademico.
Paola Pagliari