Il Viadotto sul Polcevera a Sampierdarena, il Ponte Morandi, dal nome del progettista. Una delle grandi opere del secondo dopoguerra. Un immaginario costruito anche con le fotografie, i loro diversi usi: ricordiamo ad esempio che l’Atelier Vasari di Roma -specializzato in riproduzioni d’arte e foto di architettura, dal 1860- realizza per l’ingegnere Riccardo Morandi le fotografie per i concorsi, le pubblicazioni, le esposizioni. Tra le altre, la candida maquette del progetto genovese, come un gesso di Melotti.
L’agenzia Publifoto di Roma è invece una grande azienda che insegue la cronaca e costruisce la storia con immagini veloci, sempre perfette, disponibili ad un mercato già globale -dalla fondazione, nel 1927 del ramo milanese- delle icone. Publifoto segue e documenta le vicende rosa più o meno costruite dei divi, le parate di politici militari e personalità, la vita economica nel senso più ampio. Aziende come Rinascente, Coca Cola, Anas, Simea (costruirà la prima centrale termonucleare italiana) e, appunto Condotte d’Acqua: a Genova dal 1960 al 1967 l’agenzia manda regolarmente due suoi operatori, Fiori e Cardaio, che realizzano centinaia di scatti per documentare il sito, il cantiere, il crescere della grande opera per brani prima imprigionati dai tubi Dalmine, o a terra, poi articolati da una sponda all’altra della valle. Condotte d’Acqua realizza -e Publifoto racconta- a Genova anche case popolari, e il sistema di connessione con il tunnel autostradale; la Rollei si avvicina ai dettagli: i giunti, i ferri, ma anche le visite al cantiere, le autorità di passaggio. Tutti gli anni, la festa di Santa Barbara nella mensa con i dipendenti.
L’Archivio Vasari e il nucleo storico di quello della Publifoto-Roma per fortuna non sono andati dispersi, come è accaduto ad altri grandi archivi fotografici. Lo CSAC -l’Università, quindi lo Stato- ne conserva i materiali, disponibili per la collettività, per tutti gli usi, prevedibili e meno. Ricordiamo la minuziosa compulsazione delle foto di cantiere della Centrale termonucleare di Latina condotta allo CSAC dagli ingegneri di Simea, per individuare le saldature, dismetterla senza rischi, ormai una ventina di anni orsono. Nessuno avrebbe voluto una simile utilità per la realizzazione e il disastro genovesi, ma il lavoro dello CSAC è anche questo.
Paolo Barbaro