L’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Parma organizza dal mese di aprile del 1970 una grande rassegna storica dell’opera di Lucio del Pezzo. La sua esperienza muove da una ricerca iniziale nell’ambito informel, largamente documentata alla mostra, per evolvere poi verso un atteggiamento complesso e critico che da un lato evoca il movimento Dada e dall’altro riprende i motivi di un’iconografia più familiare.
Uno degli aspetti che la mostra mette in rilievo è il valore linguistico della ricerca di studio di Del Pezzo, ovvero cercare nella storia della cultura figurativa quei sintagmi o quelle parole che di per sé appaiono significanti.
Del Pezzo ha creato questi sistemi espressivi attraverso la ripresa della cultura metafisica: i grandi totem dechirichiani diventano monumenti da salotto, oggetti estraniati ed estranianti e ancora elaborando un preciso sistema di riferimenti storici fa assumere loro un senso nuovo.
La mostra, allestita nel Salone dei Contrafforti in Pilotta, che conta più di 100 opere, è caratterizzata da temi metafisici: le piramidi con dentro inserite le scatole ottiche con i solidi regolari, il tutto dipinto di bianco o di colori assoluti, tesi, che diano densità di materia all’oggetto.
È un modo di rappresentare che anziché partire dal soggetto, parte dal sistema, dal rapporto sintattico di questa ricerca “Metafisica”.
Dopo il ritmo della nuova metafisica, è ricorrente il carattere napoletano dell’iconografia: altarini agli angoli delle strade, fattucchiere di periferia, santini rappresentano la base di immagine su cui di è costituito il mito della scultura pittorica successiva di Del Pezzo.
Lucio del Pezzo
dal 6 aprile al 30 maggio 1970