Potremmo definirlo un Selfie: la mano destra del pittore Franz Von Lenbach probabilmente preme sullo scatto a distanza, a Monaco, il 7 ottobre del 1903 come recita la didascalia autografa. Ma siamo lontanissimi da ogni idea di fotografia veloce, improvvisata. Lo vediamo dalla composizione e regìa accuratissime, la figlia Marion nel centro geometrico dell’ inquadratura – anzi, è la sua bocca già alquanto sensuale, Edipo forse aleggia sulla scena… – i genitori e la sorella minore dall’ aria piuttosto perturbante – Ernst Jens ha appena finito il suo testo sull’ umore e la musica, nel 1906 pubblicherà Zur Psychologie des Unheimlichen, nel 1919 Sigmund Freud darà alla stampa il suo fondamentale libro sul Unheimlich, tradotto come Perturbante – fanno da corona a questa reginetta gotica.
Questa fotografia sarà la base di più di un dipinto dell’artista monacense, vicino a Boecklin, autore di più di 80 ritratti di Otto von Bismarck, di un celebre ritratto di Richard Wagner. Di questa fotografia esiste una variante, pubblicata nel fondamentale Malerei und Fotografie im Dialog di Erika Billeter (1977) a confronto con il dipinto, ma questa, pervenuta al CSAC nel 1982, è la versione più aderente all’ opera pittorica. Un Selfie opposto quindi alla fotografia diretta? Non è così semplice: Von Lenbach è apprezzato fotografo, sue foto sono pubblicate nel rarissimo periodico Die Kunst in der Photographie, pubblicato a Berlino tra 1879 e 1908, diretto da Herman Wilhelm Vogel, proprio quello che insegnò chimica fotografica a Alfred Stieglitz, fondatore di Camera Work che ha una cronologia quasi sovrapponibile a quella della rivista tedesca (1898-1916) dove nel 1904 – è l’ anno dopo questa foto, l’anno in cui scompare von Lenbach – il critico Sadakichi Hartmann usa per la prima volta il termine Straight Photography. Questa foto così intima, dove aleggiano turbamenti del desiderio e della morte, ci porta quindi nel cuore di quella dialettica straordinaria tra Europa e America, tra Fotografia e Arte, tra realismo e proiezione mentale, tra paura e desiderio.
Paolo Barbaro e Claudia Cavatorta