In occasione del centenario della nascita di Ettore Sottsass, lo CSAC dell’Università di Parma ha promosso un importante progetto editoriale ed espositivo con la pubblicazione di Ettore Sottsass. Catalogo ragionato dell’archivio 1922-1978. Si tratta di un volume che restituisce l’ampio e intenso lavoro di catalogazione del fondo donato dall’autore nel 1979, pubblicato in occasione della mostra Ettore Sottsass. Oltre il design, curata da CSAC in collaborazione con storici dell’architettura, del design e dell’arte, designer e archivisti, inaugurata lo scorso 18 novembre.
All’interno del fondo Ettore Sottsass Junior, particolarmente complesso per l’eterogeneità dei materiali che lo compongono (circa 13.858 opere e 24 oggetti), è conservata una piccola cartella rilegata con corda di cotone, intitolata 51 disegni a matita a penna a colorie foto di scenografie per Puškin, Lope de Vega, Pirandello, Goldoni, Plauto, Alfieri, ecc., 1940, che contiene i disegni realizzati per l’esame di Scenografia sostenuto presso la Scuola Superiore di Architettura del Politecnico di Torino. Grazie a questo nucleo, riusciamo ad avere una traccia dell’opera di Sottsass scenografo durante i suoi anni da studente. Tra le opere conservate in questo gruppo, troviamo il bozzetto per Il convitato di pietra di Aleksandr Sergeevič Puškin. Il dramma, diviso in tre atti, si apre con il protagonista, Don Juan, che si nasconde insieme al suo servitore Leporello in un cimitero nei dintorni della città di Madrid. L’ambientazione è ben riconoscibile ed è caratterizzata da una destrutturazione dei piani di evidente derivazione cubista, in cui spicca la statua del defunto marito di Donna Anna, elemento chiave per lo svolgimento della trama. Il bozzetto non è datato ma proprio l’elemento cubista ci permette di inquadrarlo con un buon margine di sicurezza dopo il 1937, anno in cui il giovane Sottsass si reca a Parigi alla Exposition Internationale Arts et Technique dans la Vie Modern, dove ha modo di confrontarsi con l’architettura e la pittura contemporanea, soprattutto il cubismo di Picasso. Così scrive l’autore:
Da Parigi ero diventato un’altra persona, o così mi sembrava, ho cominciato a dipingere quadretti cubisti. Dato che sapevo di non essere un artista e cominciavo invece a essere un architetto, pensavo che la cosa migliore fosse dipingere quadretti cubisti. […] Poi, già che c’ero, per fare contemporaneamente qualche esame a scuola, ho fatto l’esame di scenografia, tutto cubista […] Per me allora il cubismo era anche spagnolo e soprattutto spagnolo perché c’era Picasso e basta. Forse mi sbagliavo, c’erano anche Braque, Merzinger, Léger e gli altri, ma io pensavo che se non ci fosse stato Picasso, il cubismo non ci sarebbe stato. (E. Sottsass, Scritto di notte, Adelphi, Milano 2010, p. 77).Giulia Daolio