Durante l’estate del 1968, l’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Parma è impegnato in una vasta esposizione antologica di Edmondo Dobrzanski, che annovera oltre 80 pezzi tra tele e disegni, articolata nel Salone Farnese.
L’artista non cerca uno stile costituito come traguardo di un’aspirazione estetica ma si esprime ed opera nell’arte per sentire la vita più profondamente.
Quella delle opere austere dell’artista svizzero è una pittura materica, dalla quale emerge la tensione controllata del pittore sulla vitalità oscura della materia, a farne tessuto di realtà psicologica. La materia generante viene come lasciata in un processo a ritroso fino alle origini lontane a toccare nel dolore delle conquiste civili effettuate nei tempi.
Dobrzanski non cerca forme: quello che conta è l’estrema perdutezza della materia e del tono, quel lento e impercettibile sprofondamento che comprime l’immagine fino ad una condanna.
Il visitatore trova in questa mostra una coscienza individualistica e totalmente riflessa in una situazione drammatica. I titoli dei quadri fanno riferimento al mondo dell’inconscio e quindi implicano una nuova dimensione del dipinto, una specie di spazio mentale entro cui le forme si dilatano ad esprimere una situazione vissuta da tutti gli uomini.
Dobrzanski
dal 30 giugno al 30 settembre 1968
In mostra lavori di
Edmondo Dobrzanski