1935: un personaggio misterioso e un po’ metafisico – ma con la cartella da travet - dipinge sul Naviglio Grande, una gradinata di sasso porta lo sguardo verso una figura che si allontana in alto. Una Milano di sapore antico, ma la foto è modernissima: le texture, il riflesso che pensa la città come un modulatore di luce di memoria Bauhaus, l’impaginazione costruttivista per diagonale. È Bruno Stefani (Forlì 1901 – Milano 1978), da poco trasferito a Milano dove collabora con Boggeri, Schawinsky, insomma con il Bauhaus che parla svizzero, brianzolo, meneghino. Fotografa sistematicamente con la Leica: è la lingua del cinema e delle avanguardie che canta l’industria -collaborazioni con Montecatini, Olivetti, Dalmine…- e che presto rinnova radicalmente l’iconografia turistica, dalla fotografia “di cavalletto” di scuola Alinari al paesaggio del viaggiare in auto, in tutto il territorio nazionale su incarico del Touring Club Italiano. Ma nel 1976, alla fine della sua vicenda, dopo aver riordinato l’archivio, non trova nessuna istituzione della “sua” Milano interessata a quel materiale eccezionale. Sente però dire che a Parma l’Università ha creato un museo della fotografia, come quelli che ci sono in America. Scrive ad Arturo Carlo Quintavalle, regala al CSAC tutto il suo lavoro: migliaia di rullini 135, di stampe vintage 18×24 e di versioni più curate di formato maggiore, e una parte della sua biblioteca con rarissimi libri e riviste. Viene organizzata subito, alla Sala delle Scuderie, una mostra delle fotografie di Milano curata, come il catalogo, da Roberto Campari. Negli anni successivi il suo archivio continuerà ad essere utilizzato per ricerche, le sue immagini, a disposizione di studiosi e studenti, verranno analizzate nelle loro molteplici valenze ed esposte in mostre tematiche dedicate al paesaggio, al lavoro, alla moderna cultura d’immagine.
Oggi, di Stefani sono pubblicati sul catalogo online del CSAC importanti insiemi di materiali: tutte le stampe di grande e medio formato prodotte per la partecipazione a concorsi ed esposizioni, un primo intero nucleo di stampe cm 18×24, quello dedicato alla città di Milano, al quale farà seguito l’inserimento di immagini dei negativi. La catalogazione del fondo è stata impostata in modo tale da restituire, una volta ultimata, l’organizzazione originale dell’archivio: la suddivisione delle stampe in scatole tematiche, l’insieme dei rullini negativi indicizzati per località.
Paolo Barbaro
Claudia Cavatorta